venerdì 30 settembre 2011

30 settembre 2011 venerdì

Scrapbooking
è proprio necessario comprare di tutto e di più?

Immagino che con questo mio post mi farò molte nemiche (Patty, Lory ecc.. non è contro di voi come persone eh!), ma data la mia attuale situazione economica stò riflettendo su tutto ciò che è inutile comprare, a partire dall'ultimo aggeggio elettronico per la casa, all'ultima marca di detersivo ecc..
Ho conosciuto lo Scrapbooking nel 2002/2003 quando sembrava una "parolaccia", non esistevano negozi in italia nè fisici nè virtuali e andavamo alla ricerca disperata di tutto quello che era acid-free e ci arrangiavamo con quello che trovavamo consigliandoci a vicenda se quella cosa poteva stare vicino alla foto oppure meglio lontana per non rovinarla, il mio primo acquisto l'ho fatto da Zamboni che era l'unico in italia ad avere qualche cosa, poi ho comprato da Tati in america... insomma un altro mondo.
In questi otto anni è cambiato tutto, innanzitutto le foto si fanno quasi esclusivamente digitali e qundi le puoi stampare tutte le volte che vuoi, il materiale scrap lo trovi ovunque, le magiche paroline  "acid-free" non le sento più nominare da un'eternità... e poi ci sono le mode, adesso vanno le ghirlande, i pom pom, i fiori, le carte di quella marca, il vintage, l'ultra moderno e via di seguito.
A parte il piacere di averla una determinata cosa (che è tanto, non lo discuto) è veramente necessario comprare per fare una pagina, un album, una card? secondo me no! Inizio dai timbri, premetto che non ho mai avuto una passione particolare per essi, da diverso tempo soprattutto per le card si usa fare una timbrata, colorarla, ritagliarla e quindi farci una card; ora io mi chiedo è proprio necessario comprare un timbro che userai si e no 3 volte? il web è pieno di risorse gratuite e che il disegno sia timbrato o stampato cosa cambia? a me sembra nulla!
Non pretendo assolutamente di essere il "verbo" e quindi sono pronta ad essere smentita in qualsiasi momento.
Tanto per dare un esempio oggi ho deciso di pubblicare dei "timbri digitali", rispolverando le mie conoscenze di grafica, ho cercato delle clipart e le ho modificate per essere stampate e colorate, il tema è dedicato ad una "carissima Amica": farfalle


altre nel file pdf


giovedì 29 settembre 2011

29 settembre 2011 giovedì

Piante amiche
Aglio

E' un comunissimo ortaggio che viene piantato e coltivato nei campi e negli orti del quale si utilizza, a scopo alimentare, il bulbo. Ha il dono d'insaporire qualsiasi cibo, però non è tollerato da tutti. Per diminuire il cattivo odore che comunica all'alito e renderlo più digeribile basta schiacciarlo e privarlo dell'"anima".

Proprietà terapeutiche: fin dall'antichità è noto il suo potere vermifugo. La sua capacità di abbassare la pressione sanguigna ha dato ottimi risultati nella lotta contro l'arterioscelorosi dovuta all'invecchiamento. Nell'uso comune è di aiuto alla digestione perché il suo sapore stimola la secrezione gastrica ed intestinale. Uno o due spicchi d'aglio inseriti nei pasti quotidiani servono a tenere lontane molte malattie come la senescenza precoce, ipertensione cardio-circolatoria. Uno spicchio d'aglio al giorno è consigliato anche per i bambini perché svolge la duplice azione di conservare l'albero respiratorio efficiente e di tenere lontane le fermentazioni intestinali che spesso sono la causa dei parassiti o vermi.

In cucina: l'aglio ha un posto importantissimo in cucina perché entra in quasi tutte le ricette: dai soffritti, ai primi piatti, a tutte le preparazioni a base di carne e di pesce. E' talmente profumato che per aromatizzare un'isalata basta strofinarlo nell'insalatiera.

I pici all'aglione
Ricetta tipica della tradizione contadina toscana, diffusa soprattutto nella bassa provincia di Siena (dove abito io!) Questa è la ricetta che uso io ma essendo una preparazione “popolare” ognuno ha la propria variante.

Ingredienti per 4 persone:
500 gr di pici
1 testa d'aglio

Salsa di pomodoro
Peperoncino
Olio d’oliva extra vergine d'oliva
Sale

Schiacciate gli spicchi d’aglio fino a farli diventare quasi una purea e fateli soffriggere nell’olio d'oliva a fiamma bassa, per evitare che l'aglio bruci e sciupi il soffritto facendolo diventare amaro. Quando l'aglio si è indorato aggiungete il peperoncino in quantità a piacere secondo i propri gusti, aggiungere la salsa di pomodoro, salate e fate cuocere fino a che la salsa sia ben insaporita e densa. Appena i pici sono cotti scolateli, versateli in padella con la salsa all’aglione e saltateli leggermente.

Accadde oggi: 1978 nel suo appartamento in vaticano, viene trovato morto Papa Giovanni Paolo I, ad appena 33 giorni dall'elezione alla più alta carica della Chiesa Cattolica Romana.

post scriptum: non posso fare a meno di ricordare....

Seduto in quel caffe'
io non pensavo a te....
Guardavo il mondo che
girava intorno a me...
Poi d'improvviso lei
sorrise
e ancora prima di capire
mi trovai sottobraccio a lei
stretto come se
non ci fosse che lei.
Vedevo solo lei
e non pensavo a te...
E tutta la citta'
correva incontro a noi.
Il buio ci trovo'
vicini
un ristorante e poi
di corsa a ballar sottobraccio a lei
stretto verso casa abbracciato a lei
quasi come se non ci fosse che,
quasi come se non ci fosse che lei.
Mi son svegliato e
e sto pensando a te.
Ricordo solo che,
che ieri non eri con me...
Il sole ha cancellato tutto
di colpo volo giu' dal letto
e corro li' al telefono
parlo, rido e tu.. tu non sai perche'
t'amo, t'amo e tu, tu non sai perche'
parlo, rido e tu, tu non sai perche'
t'amo t'amo e tu, tu non sai perche'
parlo, rido e tu, tu non sai perche'
t'amo, t'amo tu, tu non sai perche'.


29 settembre di L.Battisti - Mogol
http://www.youtube.com/watch?v=QzDjV3Ww6YE cantata da Lucio Battisti
http://www.youtube.com/watch?v=UoY9YgcHYeg&feature=fvwrel  cantata dall'Equipe 84 che la portarono al successo.

mercoledì 28 settembre 2011

28 settembre 2011 mercoledì

Buone maniere

al telefono
oggi che ognuno di noi ha uno o addirittura più di un telefono cellulare in tasca o in borsa, oltre al telefono fisso mi sembra "necessario" ricordare alcune piccole norme di comportamento. Solo la buona educazione ci permette di godere dei benefici della velocità e della comodità di comunicazione, senza contropartita di ansia, indiscrezione, mancanza di privacy, invadenza, meccanicità dei rapporti.
  • non si telefona a casa altrui prima delle 9 e dopo le 22;
  • non si cerca a casa una persona per motivi di lavoro, nè in ufficio per chiacchierare di argomenti privati.
  • per quanto concerne la segreteria telefonica è ragionevole evitare musiche introduttive e messaggi infiniti! E' sconsigliato anche messaggi in inglese che suonano sempre come un insopportabile segno di snobismo.

Chi chiama:
  • dice subito il proprio nome e cognome scandendolo bene, e poi con chi desidera parlare;
  • si accerta che l'interlocutore possa chiacchierare liberamente e non abbia impegni urgenti.

Chi risponde:
  • sa che non tocca a lui porre fine alla conversazione, ma se questa supera i limiti della discrezione e della pazienza, la può interrompere con gentilezza.

Cellulare
definito ormai da tutti "guinzaglio elettronico", esistono anche in questo caso delle regole da seguire per non essere giudicate persone maleducate:
  • tenere il telefonino spento al ristorante, al cinema, in chiesa, in casa d' altri, in treno o nei luoghi di lavoro. Se proprio è necessario essere reperibile, si può tenerlo acceso impostandolo, però, sull'opzione silenziosa.
  • in aereo deve essere tenuto rigorosamente spento, dato che per ragioni di sicurezza, potrebbe interferire sulla strumentazione di bordo.
  • quando invece si telefona a qualcuno sul cellulare è veramente d'obbligo, prima di cominciare la conversazione che tu ti accerti di non aver chiamato in un momento inopportuno.
  • nel caso si riceva una chiamata in un momento sbagliato, è inutile stare sulle spine, sperando che chi ti ha chiamato si sbrighi in fretta: è meglio dire, cortesemente, di richiamare!
  • in linea di massima è comunque preferibile spegnere sempre il telefonino quando si è impegnati.
  • Sono molte le persone che rispondendo al telefono iniziano a urlare selvaggiamente, soprattutto se c'è poco segnale e la voce dall'interlocutore è poco chiara e disturbata. Diamo fiducia alle capacità di amplificazione del nostro cellulare, e manteniamo un tono di voce perlomeno civile. Oppure chiediamoci se facciamo parte di quella categoria di persone in cerca di attenzione, che alzano la voce allo scopo di interessare e impressionare i presenti.
  • A nessuno interessa la nostra sbronza della notte scorsa, o l'anniversario a luci rosse con il nostro fidanzato, o il seccante prurito intimo che ci tormenta da qualche giorno. Le conversazioni personali sono, appunto, personali. Non dovrebbe essere un problema svolgerle in un ruolo appartato.

  • Se la vostra migliore amica è appena arrivata al culmine nel raccontare il tragico epilogo della sua ultima storia sentimentale, probabilmente non è il caso di interromperla al grido di "scusa ma devo proprio rispondere". A meno che non siate un capo di stato o che un vostro parente molto prossimo sia ricoverato in ospedale, perché mai la voce incorporea di qualcun altro dovrebbe essere più importante della persona in carne ed ossa che sta davanti a voi?

  • E' irritante e frustrante stare ad aspettare sorbendosi la conversazione di un "amico" che disserta del più e del meno con una persona esterna, magari mentre siamo al bar o al ristorante.

  •  Sembra incredibile, ma sì, esiste ancora qualcuno che tiene la suoneria accesa anche al cinema e in teatro. Quasi sempre durante una proiezione, uno spettacolo, una conferenza o lezione universitaria, si sente squillare un cellulare. Assolutamente pessimo.

  • Altro comportamento frustrante quasi quanto le interruzioni di cui sopra, è vedere il nostro interlocutore che digita freneticamente messaggi ed email mentre gli stiamo parlando, magari di un argomento che ci sta a cuore. La sensazione è che i nostri discorsi lo stiano annoiando a morte, l'istinto è quello di alzarsi e andarsene, per non tornare.

  • Ci sono persone probabilmente alquanto sfaccendate che usano mandare sms del tipo "Come va?" o "Novità?". A meno che il contesto non lo giustifichi, questo tipo di messaggi in genere fanno venire voglia di non rispondere, fingendo di non averli mai ricevuti.

  • Se non si ha la certezza che chi riceve il nostro sms abbia memorizzato il nostro numero e quindi sà chi gli ha inviato il messaggio, firmare sempre con il nome o se il caso anche il cognome.

  • Se ci troviamo sull'autobus non è certo segno di cattiva educazione tenere il cellulare con la suoneria accesa, a meno che la suoneria stessa non sia di cattivo gusto; ci sono molti modi affinchè lo squillo di un cellulare urti la sensibilità (o i nervi) altrui, a partire da canzoncine dai contenuti volgari o politicamente scorretti.







Accadde oggi: 1939 durante la Seconda Guerra Mondiale, Germania e Unione Sovietica raggiungono un accordo per spartirsi la Polonia, arresasi ieri dopo settimane di resistenza.

martedì 27 settembre 2011

27 settembre 2011 martedì

Giardino in casa

il mio pollice "verde" è abile per le piante da esterni, ma molto meno per le piante da interni, negli ultimi 30 anni ho combinato molti disastri e fatto morire decine e decine di piante ma disastro dopo disastro ho capito quali sono le piante adatte alla mia casa. L'esposizione delle finestre della "zona giorno" sono a nord-ovest, posizione decisamente infelice per far vivere il verde nel lungo e rigido inverno del mio paese e quindi mi permetto di consigliare qualche pianta che non ha particolarmente bisogno di luce e calore; e se sono riuscita a farle sopravvivere io, potete contarci che riuscirà a tutti.


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ASPIDISTRIA (aspidistria elatior) queste piante non richiedono particolari attenzioni ma possono essere di grande effetto se raggruppate assieme o con altre piante più piccole. Sono piante ideali da collocare in angoli privi di luce, generalmente difficili. In inverno le sistemo sui pianerottoli delle scale e con le loro grandi fogli verdi danno subito la sensazione del giardino, mentre in primavera le trasferisco all'esterno nel terrazzo sempre esposto a nord-ovest (mai metterle al sole diretto) fino all'autunno e durante questo periodo le concimo ogni 15 giorni con un fertilizzante. Sono piante che sviluppano molte radici e almeno ogni tre anni andrebbero rinvasate in un vase più grande oppure si possono dividere e creare altri vasi, da due piante sono arrivata a sei.
Esiste anche una varietà che ha le foglie striate di bianco (Aspidistra lurida) che mi riservo di comprare prima o poi.

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IUCCA (yucca elephantipes) Queste piante vengono ottenute da segmenti di tronco che una volta piantati emettono radici e foglie. Queste sono lunghe e strette e possono spuntare a mazzetti in qualsiasi punto del fusto. Anche a queste piante riservo lo stesso trattamento delle aspidistria, durante l'inverno fanno bella mostra di se sui pianerettoli delle scale e nel corridoio di casa e in primavera le trasferisco nel terrazzo a nord ovest, le concino all'incirca una volta al mese durante la primavera estate. A fine inverno per la scarsità di luce molte foglie si sono ingiallite soprattutto sulle punte e quando il tronco è lungo e quasi spoglio ho sperimentato il taglio del tronco all'altezza desiderata (sempre in primavera prima di metterle all'esterno) e ripiantare il pezzo di tronco tagliato all'altezza desiderata schiacciando leggermente la parte legnosa che andrà interrata. Il tronco tagliato riformerà altri mazzetti di foglie come per miracolo, Attenzione quando tagliate perchè specialmente le pianti più grandi hanno fusti piuttosto duri e se non si hanno gli strumenti adatti potreste fare come me che ancora il segno sulla mano del taglio che mi sono fatta la prima volta che ho cercato di tagliare un tronco con la mannaia da cucina.....
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Ho anche un'altra pianta molto simile ma dalle foglie molto più sottili, quelle che comunemente si chiamano "tronchetti della felicità" e non ho ancora capito se è una varietà di iucca o è una dracena come riportano alcuni siti, comunque io l'ho trattata allo stesso modo della iucca e fortunatamente è sempre bella e rigogliosa.





Accadde oggi: 1968 và in scena a Londra la prima del musical "Hair"

26 settembre 2011 lunedì

Libri&Film

Da molto tempo non guardo più film tratti da romanzi soprattutto se li ho letti perchè è sempre una delusione. Quando leggo un libro nella mente si formano i luoghi, i personaggi, le situazioni ed ovviamente sono diversi per ognuno di noi, e l'interpretazione del regista e dello sceneggiatore non può certo essere come la mia. Solo in due (forse 3) fortunatissime occasioni la delusione non c'è stata, tutt'altro, i personaggi, i luoghi le atmosfere corrispondevano a quello che avevo provato ed immaginato nel leggere i libri.

1) IL POSTINO DI NERUDA romanzo di Antonio Skàrmeta, pubblicato nel 1986.Il titolo originale è Ardiente Paciencia, sebbene il libro sia più conosciuto nei paesi latino-americani con il titolo El cartero de Neruda (da cui il titolo in lingua italiana).


Al romanzo è ispirato il film con Massimo Troisi IL POSTINO, del 1994,  diretto da Michael Radford.
Il film è uno dei più belli che ho visto. Massimo Troisi ha dato tutto se stesso nell'interpretazione del suo personaggio, nonostante fosse gravemente ammalato infatti morirà solo 12 ore dopo la fine delle riprese, lasciando un grande vuoto. Nessun altro attore secondo me avrebbe potuto interpretare quel ruolo che secondo resterà nella storia del cinema. Non è da meno Philippe Noiret che dà un ulteriore prova della sua immensa bravura.


2) SOSTIENE PEREIRA romanzo storico di Antonio Tabucchi, edito da Feltrinelli nel 1994.
Da Sostiene Pereira è stato tratto il fil omonimo diretto da Roberto Faenza nel 1995 con protagonista Marcello Mastroianni, ed anche in questo caso sono del parere che nessun altro attore avrebbe potuto interpretare con la stessa bravura ed intensità il personaggio (il caso vuole che anche per Mastroianni è stato uno dei suoi ultimi film, infatti morirà l'anno successivo).




3?) IL NOME DELLA ROSA è un romanzo scritto da Umberto Eco, edito per la prima volta nel 1980. L'opera è ambientata nel Medioevo e si svolge in un monastero benedettino ed è essenzialmente un giallo, ma è un tomo di oltre 500 pagine con continui riferimenti, citazioni, all'epoca lo lessi tutto non senza qualche difficoltà.

Dal romanzo è stato tratto nel 1986 il film omonimo per la regia di Jean-Jaques Annaud, con protagonista un insuperabile Sean Connery. La trasposizione cinematografica del romanzo ha avuto il pregio di rendere più chiara la trama gialla del romanzo; e di farmi capire l'atmosfera in cui la storia si svolgeva, quando ho letto il libro pensavo ai lindi monasteri che si possono visitare oggi e che sono luoghi che ispirano pace e tranquillità, nono ho pensato minimamente all'atmosfera cupa del medioevo e quindi devo un grazie al regista.


Accadde oggi: 1973 muore la grande attrice Anna Magnani, aveva 65 anni.

lunedì 26 settembre 2011

25 settembre 2011 domenica

Zia Urania si scusa, ma è stata ko per 3 giorni a causa della cefalea o comunemente detto mal di testa.
Sin da bambina soffro di cefalea e purtroppo (anche perchè io ero bambina nei primi anni 60) è stata sottovalutata a lungo, fino a quando intorno ai 25 anni mi prendevano delle crisi così forti da costringermi a letto, al buio e nel silenzio più assoluto per 3 giorni (per me la classica durata), senza poter inghiottire nemmeno l'acqua, con vomito e dolori su tutto il corpo. Fortunatamente da molti anni non avevo crisi così gravi. Voglio però parlarne di questa maledetta cefalea per consigliare a tutte, giovani e meno giovani, mamme e nonne di non sottovalutare questo inconveniente soprattutto nelle più giovani perchè fortunatamente oggi (se presa in tempo) qualcosa si può fare.

Partiamo dall'inizio, cos'è la cefalea: "La cefalea o emicrania si manifesta nel 10-15% della popolazione; sono colpite più donne che uomini. Interessa un 5% dei bambini, ma generalmente inizia dopo la pubertà, per avere la massima incidenza tra i 35 e i 45 anni. È spesso ereditaria in quanto viene ereditata la suscettibilità ad avere crisi di emicrania che poi si manifestano spesso quando entrano in gioco uno o più dei fattori scatenanti. L'emicrania può essere considerata un fenomeno neurobiologico complesso, legato ad alterazioni transitorie del funzionamento delle cellule nervose senza che siano presenti alterazioni strutturali grossolane del sistema nervoso. Le basi neurofisiologiche dell'emicrania sono ancora oggi poco conosciute; sono comunque coinvolti neurotrasmettitori come la serotonina e proteine della membrana neuronale come la cosiddetta pompa del sodio e del potassio e altri canali ionici della membrana cellulare. Si conosce una serie di fattori scatenanti che facilitano lo sviluppo di un attacco emicranico (ormoni estrogeni, nel periodo delle mestruazioni oppure se somministrati come anticoncezionali o come terapia sostitutiva dopo la menopausa; alcoolici, in particolare il vino rosso; alcuni cibi, come formaggi stagionati, cioccolato e noci; rilassamento dopo stress sostenuto; rilassamento dopo sforzi fisici sostenuti; digiuno; intolleranza al glutine). Il ruolo dei cibi spesso non è comunque determinante e oggi ridimensionato (sembra anche che ad esempio un eccessivo consumo di cioccolato sia più un sintomo premonitore che una causa delle crisi acute di emicrania). 

I
sintomi dell'emicrania in quasi tutti i casi sono molto caratteristici e da soli permettono la diagnosi. Possono talvolta essere preceduti da sintomi premonitori come cambiamenti dell'umore (euforia, iperattività, irritabilità), aumento dell'appetito in particolare per i dolci, o sete. Circa il 10% dei pazienti soffre di cosiddette 'aure' come disturbi visivi (oscuramento di un campo visivo, linee scintillanti) o disturbi della sensibilità con formicolii; raramente possono manifestarsi sintomi neurologici più importanti, come difficoltà del linguaggio, debolezza muscolare, vertigini e difficoltà della coordinazione motoria (sintomi neurologici focali si manifestano in particolare nella cosidetta emicrania basilare e sono causati da un interessamento del tronco cerebrale irrorato dall'arteria basilare). Il dolore è pulsante e spesso (ma non sempre) localizzato in un lato della testa ('emi-crania'), è aggravato da attività fisica e accompagnato da un senso di stanchezza, ipersensibilità alla luce e ai rumori, nausea e vomito. Non raramente il dolore è cervicale (la maggior parte delle cosiddette 'cervicali' episodiche sono in realtà crisi di emicrania acuta con una localizzazione cervicale del dolore).

Gli attacchi possono durare da poche ore fino a vari giorni e possono essere molto disabilitanti, in genere comportano l'interruzione delle normali attività quotidiane. I sintomi sono completamente reversibili." (
http://www.neurologia.it/emicrania/emicrania_info.html)

In conclusione ancora nessuno sà perchè insorgono questi fortissimi dolori.
Tornando alla mia esperienza circa 30 anni fà mi sono rivolta al centro cefalee di Firenze e dopo aver escluso tutte le cause fisiche, l'ereditarietà, aver iniziato la dieta consigliata (non bevo vino rosso da quel tempo tanto per fare un esempio), mi hanno dato delle cure che sono state modificate, cambiate e ricambiate nel corso degli anni senza successo fino a quando ho preso una decisione: IO VOGLIO VIVERE, non posso passare 3/6/12 giorni al mese a letto e quindi vai di antidolorifici. Adesso a distanza di quasi 30 anni sono dipendente da questi farmaci, ma HO VISSUTO e vivo. Ma la mia cefalea si è cronicizzata al punto che io ho quasi sempre un leggero dolore di fondo e a volte faccio fatica a concentrarmi. Per questo che consiglio a tutte coloro che soffrono di cefalea o hanno in famiglia ragazze giovani che ne soffrono di rivolgersi al Centro Cefalee della propria regione perchè anche se non si conoscono le cause specifiche di questo terribile disturbo, oggi (una volta fatta la diagnosi precisa) ci sono terapie disponibili che permettono una soddisfacente gestione dell'emicrania nella maggior parte dei casi se impiegati in modo razionale e da mano esperta. 

Accadde oggi: 1979 a Palermo vengono uccisi il Giudice Cesare Terranova e la sua guardia del corpo, il Maresciallo Lenin Mancuso. Il mandante del duplice omicidio è la mafia.

sabato 24 settembre 2011

24 settembre 2011 sabato

Arti e Artisti
Alisa Burke

Alisa Burke è un pittrice freelance e mix media artista che ha studiato belle arti a Portland State University. Con un background di pittura e incisione, il desiderio di esplorare materiali diversi, Alisa è sempre alla ricerca di nuovi modi per rompere le regole e ridefinire l'arte. Lei trae ispirazione dalla street art, graffiti, storia dell'arte e della moda e non è raro trovare il suo scavare attraverso la spazzatura nella speranza di utilizzare qualcosa di unico nella sua opera d'arte.
I dipinti di Alisa sono stati esposti in diverse gallerie, e i suoi accessori sono venduti in diverse boutique in tutti gli Stati Uniti. Di Lei hanno parlato in pubblicazioni come Cloth Paper Scissors, Quilting Arts, Where Women Create, Somerset Studios’ Haute Handbags, Art Doll Quarterly, and the University of San Diego Magazine. Oltre a fare arte, Alisa insegna una serie di workshop a livello nazionale. Alisa è apparso come ospite nello show DIY Network show Craft Lab. Nel 2008 ha pubblicato il libro  Canvas Remix .
(perdonate la traduzione poco precisa, ma la mia conoscenza dell'inglese è quasi nulla)

Alisa è una delle artiste che preferisco, amo il suo creare da poco o nulla delle cose veramente spettacolari, con i colori riesce a far diventare una pagina bianca delle cose così:


oppure delle vere e proprie opere d'arte come queste:



ama dipingere la stoffa e fare graffiti


in mix straordinari tra colori e macchina da cucire riesce a creare opere d'arte:



e addirittura fra le tanti corsi che fà in giro per tutti gli Stati Uniti ce n'è uno che mi ha colpito moltissimo perchè è quello che "sento" io in questo periodo della mia vita (sempre traduzione approssimativa sorry!)

ANTI SCRAPBOOK

Per qualche ragione non mi sono mai sentita portata allo scrapbooking tradizionale. Per cominciare io non sono tradizionalista, non sono molto organizzata, non mi piacciono tutti i prodotti che si sente la pressione di acquistare, richiedono un sacco di soldi, ci vuole un sacco di tempo e francamente il modo troppo organizzato e che segue la moda del momento non fà per me
Ma ... Amo fotografare, infatti prendo la mia macchina fotografica ovunque, amo e apprezzo documentare e conservare momenti speciali, in vera forma artistica mi piace mettere la mia creatività, disordinata, spin riciclati sulle foto e con un background in fine art-a completamente approccio unico per conservare i ricordi! Questa classe è per qualcuno là fuori pronto a provare qualcosa di nuovo con foto, album, le memorie di registrazione e la storia da conservare, una classe per coloro che non vogliono spendere un sacco di soldi.
Preparatevi per un po 'di punk rock, in coppia con arte, unita alla nostalgia, incontra il riciclaggio, caricato con tonnellate di creatività!
e questi sono alcuni esempi:





Spero che le mie amiche scrapper non si offendano, ma questo è quello che penso e sento!!!

Consiglio a tutte di visitare il suo sito il suo blog http://www.alisaburke.blogspot.com/, ci sono davvero tante tante cose interessanti da cui prendere spunto. Intanto le faccio i miei più cari auguri visto che è in attesa di un bambino!!!!


Accadde oggi: 1961 a Perugia si svolge la prima "Marcia della Pace" l'ha ideata il filosofo Aldo Capitini







venerdì 23 settembre 2011

23 settembre 2011 venerdì

Icone
James Dean
Era il tardo pomeriggio, già tendente alla sera, del 30 settembre 1955: nella statale 466 in direzione di Salinas, California, una Porsche Spider non poté evitare la collisione con un altro veicolo che, forse per una distrazione dell'autista, ne aveva invaso la corsia. L'impatto fu devastante: per il conducente dell'auto non ci fu nulla da fare, era deceduto sul colpo e la sua auto ridotta in pezzi. Alcune ore più tardi, tra lo sgomento generale, cominciò a diffondersi la notizia che James Dean era morto. Aveva 24 anni. Oggi, a oltre cinquant'anni dalla scomparsa dell'attore e dalla nascita del mito, quella di James Dean è un'icona che la cultura giovanile ha introiettato, ormai quasi inconsapevolmente, e la cui leggenda continua a perpetuarsi da più generazioni, senza peraltro veder diminuire il suo sottile fascino e la sua attualità. Non è facile trovare un altro personaggio che, al suo pari, ha influenzato tanto, e così a lungo, i comportamenti, il modo di vestire, le mitologie metropolitane dei giovani; al punto da potersi affermare che in ogni giovane c'è riposto qualcosa che appartiene a James Dean, prototipo di ogni teenager.

Negli stessi anni in cui se ne cominciava a definire la leggenda, il rock'n'roll muoveva i suoi primi passi e la figura del "ribelle" incarnata dall'attore fu, sin dall'inizio, assunta come propria dalla nuova tendenza musicale: negli States nasceva la cultura giovanile, che avrebbe presto conquistato e rivoluzionato il mondo.

Così come della sua precoce morte, della vita di James Dean si è scritto a lungo per decenni, spesso con accenti quasi epici che finiscono per generare una totale indistinzione tra vita privata e pubblica ma, soprattutto, tra vita e arte. Questa forma d'indistinzione, se da un lato può rappresentare un limite, perché spesso si corre il rischio di mettere in secondo piano quelli che sono gli indubbi meriti artistici dell'attore rispetto a un certo gusto per l'aneddotica biografica dell'uomo, dall'altro lato è forse al tempo stesso inevitabile per capire un personaggio enigmatico e singolare come James Dean, che recitò nel modo in cui visse, e visse come recitò sul grande schermo.

James Byron Dean nacque l'8 febbraio del 1931 a Marion, nell'Indiana, in quello che allora era uno tra gli stati americani più depressi e rurali. La sua prima infanzia fu segnata dalla prematura scomparsa della madre e dal difficile rapporto con il padre. Fu amorevolmente allevato dagli zii e, appassionatosi sin da giovane al teatro e ad altre attività creative, cominciò a sviluppare una personalità inquieta, eccentrica, ambiziosa, e che sarebbe rimasta carica di conflitti adolescenziali mai risolti.

Alcuni anni dopo, furono sopratutto queste sue caratteristiche peculiari a convincere il regista
Elia Kazan che il ventitreenne James Dean - il quale aveva studiato recitazione, frequentato l' "Actors Studio" e aveva già alle spalle diverse esperienze teatrali, ma anche radiofoniche e televisive - possedesse la personalità più adatta per interpretare il difficile personaggio di Cal Trask nel film La valle dell'Eden ("East of Eden", 1955), tratto dall'omonimo romanzo di Steinbeck. Per il ruolo, egli fu preferito sia a Marlon Brando, sia a Montgomery Clift: gli altri due più anziani "ribelli di Hollywood", entrambi modelli di riferimento per il giovane James Dean, non possedevano a parere di Kazan la stessa carica emotiva, lo stesso risentimento nei confronti della figura paterna, la stessa giovanile irruenza, la medesima profonda infelicità. Fu così che al giovane attore, per la prima volta, si aprirono le grandi porte della celebrità e del successo, da egli a lungo anelato.
Ma, se James Dean aveva bisogno di Hollywood per appagare la sua innata e irrefrenabile ambizione, anche Hollywood aveva bisogno di attori come lui. In quegli stessi anni, infatti, la celebre "fabbrica dei sogni" si stava aprendo anche a un nuovo modo di far cinema: più libero e indipendente, caratterizzato da uno stile più realistico, pregnante e meno auto-celebrativo, attento ai fenomeni sociali e soprattutto al nascente universo giovanile, che il cinema stesso contribuì a definire ed alimentare.

James Dean restò a Hollywood appena diciotto mesi ed ebbe il tempo di recitare solo in tre pellicole ma, pur in questo esiguo arco di tempo, rivoluzionò non soltanto la vita di milioni di teen-ager, ma anche lo stile di recitazione di parecchi attori cinematografici. Truffaut scrisse di lui, dopo la sua morte: "Dean va contro cinquant'anni di cinema. Lui recita qualcos'altro da quello che pronuncia, il suo sguardo non segue la conversazione, provoca una sfasatura tra l'espressione e la cosa espressa. Ogni suo gesto è imprevedibile. Dean può, parlando, girare la schiena alla cinepresa e terminare in questo modo la scena, può spingere bruscamente la testa all'indietro o buttarsi in avanti, può ridere là dove un altro attore piangerebbe e viceversa, perché ha ucciso la recitazione psicologica il giorno stesso in cui è apparso sulla scena".

Solitario, irrequieto, dal fascino un po' tenebroso, sin dal suo esordio in La valle dell'Eden, questo enfant terrible di Hollywood fu considerato un eroe dalla gioventù americana, dimostrandosi in grado di rappresentarne lo straniamento, di denunciarne l'incomprensione, di esorcizzarne la solitudine. Il film mette in scena la storia del burrascoso rapporto tra un padre e il minore dei suoi due figli, che nutre risentimento nei confronti del genitore perché, a differenza del fratello, non si è mai sentito amato e apprezzato. James Dean, per il proprio simile vissuto personale, caratterizzò in modo così intenso il personaggio di Cal Trask, infelice e incompreso, che la sua non era più soltanto un'ottima interpretazione cinematografica; era qualcosa di ben più potente e pregnante che andava oltre la finzione filmica, la storia narrata: improvvisamente, fu assunto come portavoce di un'intera giovane generazione che, per la prima volta, cercava di affermare sé stessa. Negli stessi mesi, un altro fenomeno rivoluzionario, il rock 'n' roll, faceva la sua clamorosa comparsa.

Se "La valle dell'Eden" mise in luce una nuova rivelazione del cinema, e cominciò già a definire i tratti di un simbolo generazionale, fu però soprattutto la seconda interpretazione, Gioventù bruciata, quella più memorabile e che consegnò alla posterità la leggenda di James Dean nella forma in cui è stata tramandata da allora: è l'immagine risultante da "Gioventù bruciata", infatti, a esser quella più intimamente legata al mito dell'attore anche perché, in questo film, l'uomo Dean e il personaggio da lui interpretato, Jim Stark, grazie anche a una sapiente regia, sembrano davvero giungere a identificarsi del tutto; in questo modo, il film si trasforma quasi in un documento biografico dell'attore, un frammento della sua breve vita e, allo stesso tempo, anche una premonizione della sfortunata morte che, ancor prima che il film uscisse nelle sale, egli avrebbe trovato. "La sua angoscia era autentica sia sullo schermo che nella vita", ebbe a dire di lui
Andy Warhol alcuni anni dopo. Per delle sinistre coincidenze, anche gli altri due giovani attori principali che lo affiancavano - Natalie Wood e Sal Mineo - avrebbero trovato entrambi una tragica morte precoce in circostanze cupe e misteriose.

Gioventù bruciata ("Rebel Without A Cause", 1955), diretto da un talentuoso Nicholas Ray, mette in scena la drammatica e toccante storia di tre adolescenti alle prese con il difficile passaggio all'età adulta e con la faticosa ricerca di una propria identità. Il mondo degli adulti, quello dei genitori, è visto con distacco e profonda estraneità, poiché incapace di trovare delle risposte al disagio giovanile e, soprattutto, di trovarle in fretta. Ne consegue una totale incomunicabilità tra i due orizzonti: quello adulto, tratteggiato come debole, assente e ipocrita; quello dei giovani, dipinto come sentimentale e idealista. L'insicurezza esistenziale, la profonda solitudine, la mancanza di punti di riferimento, porta i giovani protagonisti a cercare la propria strada anche a costo di rischiare di perderla. Alla fine, la storia d'amore tra Jim e Judy sarà forse per i due giovani un veicolo di rinnovamento e di approdo a una vita matura, ma che sia al tempo stesso consapevole e coraggiosa; a farne le spese sarà, però, il più piccolo e indifeso dei tre protagonisti: Plato, vittima innocente di una società malata e distratta.

In "Gioventù bruciata", diventato presto un vero cult-movie, fanno la loro piena comparsa anche quelle tematiche che caratterialmente accompagnano, sin dalla più giovane età, la breve e turbolenta vita di James Dean: la competitività, la continua messa alla prova di se stessi, la fretta di vivere, la sfida alla morte. Come è noto, infatti, l'attore fu nel corso della propria vita un "ribelle" non certo meno che negli schermi cinematografici, conducendo una vita intensa, frenetica e spesso sregolata.

Originario dell'Indiana, patria delle 500 miglia di Indianapolis, Jimmy - come veniva chiamato dagli amici - nutriva una passione smisurata per le moto e le auto da corsa, con le quali trascorreva molto tempo, spesso partecipando anche a competizioni ufficiali. Il giorno in cui morì, era diretto a Salinas per una gara a cui avrebbe preso parte il giorno seguente. L'ironia della sorte volle anche che, poco più di un mese prima dell'incidente, Jimmy avesse partecipato come testimonial a uno spot televisivo sulla guida sicura. In quell'occasione, le sue parole furono: "Guidate con calma" - e poi, rivolgendo lo sguardo verso la telecamera, con un sorriso enigmatico aggiuse: "Perché la vita che salvereste potrebbe essere la mia". Sebbene in seguito pare sia stato accertato che l'incidente di cui fu vittima non fosse legato a un eccesso di velocità, il triste epilogo rappresentò l'esito finale di una vita vissuta sempre sul filo del rasoio. Uno dei motti da lui inventati era: "Sogna come se potessi vivere in eterno, vivi come se dovessi morire oggi". Così visse, così morì.

Quel 30 settembre del '55, l'America dei giovani - e non solo - si ritrovò in lacrime per la perdita di un eroe; si assistette a scene di delirio tragico paragonabili solo a quelle che, trent'anni prima, avevano accompagnato la scomparsa di Rudolph Valentino. Appena una settimana prima della tragica collisione alla guida della sua "Little Bastard" - aveva soprannominato così la nuovissima
Porsche 550 -, l'attore aveva ultimato a Hollywood, al fianco di Liz Taylor, le riprese principali del kolossal Il Gigante ("Giant", 1956), diretto da George Stevens; la sua terza e ultima interpretazione cinematografica, sebbene non da protagonista. Il film uscì nelle sale un anno dopo la sua morte e fu accolto con grande clamore. Alcuni mesi più tardi, Hollywood offrì il primo di tanti futuri tributi al suo giovane e sfortunato eroe: The James Dean Story (1957), un vivace documentario co-diretto da un giovane Robert Altman, e la cui colonna sonora ebbe come interprete d'eccezione il jazzista Chet Baker (il quale, anch'egli bello e maledetto, prese a esser soprannominato il "James Dean del jazz"). Nel film, tuttavia, l'intento documentaristico finiva in realtà per rivelare i propri limiti, facendo assumere all'attore da poco scomparso già un'intensa aura di leggenda. Leggenda che, da allora, non sembra conoscere tramonto.

Dalla metà degli anni 50 ai nostri giorni, James Dean è stato oggetto di un vero e proprio culto: per decenni, migliaia e migliaia di fan lo hanno venerato e imitato, ne hanno commemorato la morte, ne hanno visitato la tomba, ne hanno collezionato cimeli e oggetti, alcuni hanno persino partecipato a competizioni in suo ricordo. La sua immagine è stata abbondantemente utilizzata e rielaborata - in modo più o meno diretto - dall'industria del cinema, della televisione e della moda. Si può anche dire che nessuno abbia contribuito quanto lui a definire quello che è ancora oggi il look più diffuso nei giovani di tutto il mondo: jeans e t-shirt, indumenti ormai considerati inseparabili dallo stesso stauts di giovani. Ma forse è nell'universo del rock, e delle sue proprie mitologie, che l'influenza dell'attore è stata più pervasiva e autentica. Già all'indomani della sua scomparsa, infatti, il nascente rock&roll ne assunse non soltanto gli aspetti estetici, pur indispensabili per la definizione dei novelli rocker, ma anche l'anarcoide spirito di ribellione:
Elvis, per consolidare la propria immagine, adottò strategicamente un look e delle movenze "animalesche" alla James Dean, del quale era un fanatico ammiratore; Gene Vincent ed Eddie Cochran, invece, giunsero a un'identificazione spirituale ben maggiore e, mentre il primo la scampò per due volte, il secondo trovò, come l'attore, una sfortunata e precoce morte sull'asfalto.

Il retaggio mitico del ribelle di Hollywood, però, non si limitò solo al primo rock&roll bensì, da allora in poi, divenne definitivamente parte integrante della cultura musicale del rock tout court: dai primi rock&roller agli alfieri dell'underground, dai surfisti ai punk, e fino ai giorni nostri, la figura di James Dean accompagna, con le sue forti connotazioni, l'intera storia del rock; incarnandone quell'anima ribelle e dannata, ma anche fragile e fanciullesca, caratterizzando quella ricorrente immagine da "duri con il cuore tenero" e sfidando persino lo scontro generazionale, poiché simbolo così forte da essere assunto tanto padri quanto dai figli. Se già il giovane
Bob Dylan considerava James Dean un idolo e ne lamentò la morte, alcuni anni dopo i Beach Boys gli dedicarono una canzone, un tributo a nome del popolo del surf.

Dall'altra parte dell'oceano, invece,
John Lennon giunse addirittura a dichiarare che "senza James Dean non sarebbero mai esistiti i Beatles". Lo stesso Lennon, nella copertina del suo "Rock'n'roll", era ritratto abbigliato e atteggiato "alla James Dean" e sembrava così unire, all'omaggio al glorioso rock'n'roll costituito dal suo disco, un preciso riferimento all'attore, rendendone così esplicito il profondo legame spirituale intessuto con la cultura della musica rock. I primi anni 70, poi, assistettero al fiorire del culto di Jim Morrison, senza dubbio debitore di James Dean. Alla fine dei 70, fu la volta del bassista dei Sex Pistols, Sid Vicious, uno dei simboli più eloquenti di una nuova "gioventù bruciata", a esser visto da alcuni come un'ennesima incarnazione, ben più perversa e trasgressiva, dell'angelo maledetto di Hollywood. Nel corso degli anni 80, fu Morrissey - cantante degli Smiths - a dar voce agli aspetti più intimisti e malinconici dell'attore, alla cui memoria egli dedicò persino un libro ("James Dean Is Not Dead", 1983). Negli anni 90, infine, qualcuno giunse a paragonare il tormentato e alienato Kurt Cobain, leader dei Nirvana, a un moderno James Dean il quale, tra l'altro, ritratto nel '54 in una celebre sequenza di fotografie, aveva introdotto con decenni di anticipo anche una sorta di portamento "grunge" ante litteram.

Forse non è stata la scomparsa di James Dean a introdurre per la prima volta la mitizzazione della morte prematura, ma fu sicuramente la sua a offrire una nuova, moderna, formulazione a quell'ideale romantico; proprio lui che di un celebre poeta romantico vissuto intensamente, Byron, portava anche il nome. Fu James Dean infatti l'interprete per eccellenza del detto "live fast, die young"; anch'esso, fu fatto proprio ed esaltato dal rock: da
Jimi Hendrix a Jim Morrison, da Nick Drake a Tim Buckley, da Sid Vicious a Ian Curtis, fino a Kurt Cobain, nell'immaginario del rock, la precoce morte biologica sembra costituire il definitivo lasciapassare per l'immortalità e la consacrazione artistica.

Ma chi fu veramente James Dean? Il giovane attore di talento la cui promettente carriera fu interrotta da una morte prematura, oppure uno dei prodotti dell'immaginario collettivo americano? Egli fu sicuramente, e più di altri, l'una e l'altra cosa insieme. Solo in America, terra giovane di storia e dotata di uno straordinario potere mitopoietico, poteva fiorire la moderna leggenda di James Dean che, simile a un eterno Peter Pan, occupa uno dei posti d'onore nell'Olimpo delle "divinità" americane: quello che, tra le altre, ospita le stelle di
Elvis Presley e Marilyn Monroe e che rappresenta uno dei custodi dell'American dream, alimentato dalle proprie stesse mitologie. Ma, d'altro canto, l'icona di James Dean sembra anche rappresentare un caso a sé.

Perpetuandosi e rinnovandosi in modo singolare, e per certi versi unico, quella dello sfortunato attore appare, rispetto alle altre, un'immagine ben più profonda: più reale e autentica ma, insieme, più universale e indefinita. La grandezza di James Dean, e il segreto del suo incredibile e duraturo successo, consistette nell'esser riuscito, grazie anche al suo indubbio talento, a infondere le pellicole di qualcosa d'unico, come lo era la sua irrequieta personalità e, allo stesso tempo, a rendersi interprete universale non soltanto dei giovani americani del dopoguerra, ma anche dello spirito profondo dei giovani d'ogni tempo.


giovedì 22 settembre 2011

22 settembre 2011 giovedì

Piante Amiche
Basilico

Il basilico' una pianticella annuale comunissima nei nostri orti e giardini che cresce bene in terreni soleggiati ma anche nei vasi della terrazza. Ha un fusto eretto e cespuglioso formato da foglioline verdi opposte. I fiori bianchi, stanno sulla sommità ed è bene asportarli per favorire la crescita di nuove foglie.
Il basilico sotto forma di infuso o di tintura, è un'ottimo rimedio per il trattamento dei dolori di stomaco e intestino di origine nervosa, per gli stati d'ansia e nervosismo in genere. E' un ottimo rimedio anche per i disturbi ai reni o alla prostata. Favorisce la secrezione lattea nella donna durante l'allattamento.

In cucina: il basilico, re degli aromi mediterranei, si presta a profumare vari tipi di vivande come insalate, sughi, salse, pesci, carne, frittate oltre che per realizzare il famoso pesto alla genovese che ha come base proprio il basilico. Aromatizza in modo inconfondibile anche il minestrone e le insalate a base di verdure mediterranee. Va aggiunto all'ultimo momento, perchè non perda sapore, strappando le foglie a pezzetti con le mani.

L'estate stà finendo..., anzi è già finita e le pianticelle di basilico ormai producono sempre meno foglie e presto non potremo più godere del suo aroma che fà pensare immediatamente all'estate, MA possiamo sempre conservarlo, ecco alcuni metodi:

 SOTT'OLIO
...E' un ottimo modo per conservare il basilico,utilizzarlo quando serve e assaporarne SEMPRE il gusto fresco come se fosse appena raccolto....
Ciò che occorre è basilico,sale e olio
- raccogliere il basilico nella quantità che occorre
- sminuzzarlo a pezzetti con le mani
- aggiungere sale e olio q.b. e girare il tutto
- metterlo nel vasetto di vetro e conservarlo in dispensa...Una volta aperto il barattolo conservarlo in frigo...

SOTTO SALE
un'altro metodo molto utilizzato
Occorrono alcune manciate di foglie di basilico, del sale grosso, olio extra vergine di oliva.
- lavare delicatamente le foglie di basilico e asciugarle con un canovaccio
- prendere un barattolo di vetro e distribuire sul fondo uno strato di sale, coprirlo con uno di foglie e, alternando sale a basilico, riempire il barattolo. L’ultimo strato deve essere di sale.
- quando il barattolo è pieno, versare un po’ di olio extra vergine di oliva, coprire con un disco di carta oleata e chiudere ermeticamente.

utilzzare tanto le foglie di basilico (che saranno salate e quindi regolatesi di conseguenza nel salare le pietanze) che il sale (che risulterà aromatizzato al basilico).

IN FREEZER
semplicemente conservare le foglioline in un contenitore con coperchio, va bene un barattolino di vetro ben chiuso o le vaschette di gelato o ricotta che sono in plastica (così le riutilizziamo );
in alternativa potete tritarlo e formare dei cubetti nelle vaschette del ghiaccio, da conservare poi in un sacchetto da freezer.


Accadde oggi: 1991 sul ghiacciaio Similaun al confine tra Austria e Italia viene ritrovato il corpo di un guerriero perfettamente mummificato nel ghiaccio. Sulla base degli oggetti retrovati con lui, sarebbe morto 4.000 anni fa.